«E’ una scultura da ammirare, è come un’astronave». Mitja Borkert commenta così i volumi affascinanti della Concept Manifesto, modello di ricerca con cui lui e il suo team di design esplorano nuovi orizzonti formali mentre celebrano i vent’anni di attività del Centro Stile Lamborghini. Conversiamo con lui non appena svelato il concept a Sant’Agata Bolognese, sede storica dell’azienda e del design center, il 4 ottobre scorso.
«È una ricerca formale pura, come lo era stata la Terzo Millennio, è una visione e statement del Centro Stile per il futuro», premette subito, precisando che la Manifesto non anticipa nessuna vettura di serie, ma esplora invece heritage e innovazione. «Come sapete, credo nell’importanza fondamentale della Countach nella nostra storia. Con la Manifesto abbiamo ancora una volta dato una diversa interpretazione di quella silhouette. Volevamo fare uno studio su come potrebbe essere una Lamborghini dalle forme putite ed essenziali. Ci sono comunque sempre i nostri elementi stilistici distintivi, dall’esagono al segno a Y, interpretati in un design che sia mozzafiato, iconico ed essenziale».
Un’identità inconfondibile non solo per la forma a cuneo del profilo, prosegue Borkert. «Il frontale celebra lo “sharknose”, tutte le superfici sono accelerate, super-pulite, amo molto questa transizione da negativo a positivo», dice facendo scorrere la mano sulla fiancata. «Il posteriore è spettacolare, leggero e scavato in basso. Ricorda l’architettura di un catamarano. Trattandosi di pura ricerca formale non ci siamo preoccupati di questioni di fattibilità, come la dimensione del motore e il relativo spazio necessario». A differenza della Revuelto, non era infatti necessario mettere a vista il motore. La presenza dei dodici cilindri è evocata da altrettante nicchie sulla superficie disposte lungo un ipotetico asse di simmetria, creando così una sorta di colonna vertebrale che caratterizza la vista posteriore e in pianta.
La Manifesto è una scultura di nome e di fatto, visto che si tratta di un modello di stile “pieno”. «Non esiste un abitacolo, al momento realizzato un video semplicemente impiegando quello della Terzo Millennio». Il progetto è stato condotto da quello che Borkert chiama “crazy corner”, un piccolo gruppo all’interno del Centro Stile incaricato di immaginare la Lamborghini di vent’anni da oggi, senza limiti progettuali, ipotizzando reinterpretazioni anche radicali del Dna del marchio. L’intelligenza artificiale ha iniziato a entrare nel processo creativo, ma in merito Borkert rassicura subito: la tecnologia è uno strumento, la decisione finale sarà sempre umana. «Manifesto è fantasia e ispirazione rese tangibili. Mostra come connettiamo le superfici, come creiamo purismo, come proiettiamo il nostro Dna nel futuro. Non è una questione di motori o tecnologia, ma di immaginazione: è il modo per mantenere vivo il sogno Lamborghini».
 
			
					 
									


 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	 
	