Il mondo dell’auto corre veloce e l’Italdesign, forte dei suoi quasi sessant’anni, sa bene che per restare competitivi è indispensabile adattarsi velocemente agli scenari in continua mutazione. Joaquin Garcia, Head of Design della design house torinese, spiega come ci si prepara ad affrontare le nuove sfide.
«Partiamo da un assunto: per noi l’auto è la “specialità della casa” e ne siamo molto orgogliosi, così come delle nostre origini e della nostra storia. È importante restare concentrati su questo, perché in campo automotive siamo in grado di soddisfare ogni richiesta. In certi casi avviamo un processo di co-creation, per cui lavoriamo fianco a fianco con un cliente a cui serve una collaborazione esperta per sviluppare un progetto. Possiamo intervenire a diversi livelli e in base alle esigenze, anche conducendo, quando necessario, tutto il progetto dall’inizio alla fine, perché siamo strutturati come un vero e proprio costruttore automobilistico. È questo il grande vantaggio per i clienti e la vera differenza rispetto ad altre aziende simili alla nostra».
«Altre volte – prosegue Garcia – ci contattano non per sviluppare un modello, ma per definire una visione di brand. È un compito ovviamente più difficile, ma anche più stimolante perché permette maggiore libertà. Lavoriamo anche con case automobilistiche con una lunga storia, che si rivolgono a noi perché Italdesign sa immaginare il futuro ed elaborare proposte inaspettate capaci di dare un punto di vista diverso. Vedo questo approccio in continua crescita in un mondo dove la concorrenza aumenta e avere una visione chiara fa la differenza, soprattutto con l’arrivo dei costruttori asiatici, che crescono velocemente ma culturalmente faticano a proiettarsi in avanti di cinque o dieci anni. Per noi invece, proiettarci in avanti è qualcosa di naturale».
Un approccio che non si limita al solo Oriente. «Le Case europee e americane hanno capito quanto serva avere una visione ampia. Sono aziende con un’immagine di marca forte, consapevoli però di quanto sia facile perdere la propria identità. L’identità di brand è fragile e deve evolvere nel modo giusto. Noi facciamo questo lavoro da oltre mezzo secolo: prima con le marche europee, poi coi brand giapponesi, coreani e cinesi. Costruire da zero un marchio fa parte del Dna di Italdesign, ma c’è altro. Noi diamo accesso alle piattaforme del Gruppo Volkswagen: il ché è un enorme vantaggio. Di recente, con il governo indonesiano, abbiamo lavorato proprio in questo modo, per la creazione del primo Suv elettrico nazionale: la TMI i2C».
Il settore automotive rimane dunque centrale, ma oggi essere competitivi comporta mettersi in gioco in ambiti diversi. Italdesign ha peraltro una lunga storia anche nel campo dell’industrial design, settore nel quale ha iniziato a lavorare nella metà degli Anni 70, fondando nel 1981 una divisione specifica.
«L’industrial design ci ha dato soddisfazioni in tantissimi campi», prosegue Garcia, raccontando come siano però cambiati gli oggetti progettuali. «Attualmente, gli scenari più inte-ressanti guardano al mondo della robotica e dell’aerospazio. Abbiamo già creato un primo robot umanoide che sarà presentato molto presto e che è diverso da quanto visto fino a oggi. Per ora è stato approvato con grande soddisfazione dal punto di vista dello stile, ma vogliamo svilupparlo anche a livello di ingegneria e prototipazione per mettere in gioco tutta la forza dell’azienda. È un’area che offre tantissimo potenziale e in cui ci troviamo perfettamente a nostro agio, essendo molto umano-centrici. Anche il settore farmaceutico e medicale sta crescendo tantissimo, abbiamo già avviato delle collaborazioni e il nostro coinvolgimento crescerà sicuramente nel prossimo futuro. È fondamentale il nostro approccio alla user experience: sappiamo progettare l’esperienza prima del prodotto, a prescindere dal settore. Ciò che abbiamo imparato nell’automotive, può certamente essere trasferito altrove».
Italdesign ha inoltre forte interesse a sviluppare il tema del Clean Tech, ovvero la produzione in modo sostenibile di prodotti attraverso tecniche e approcci innovativi. «Non è green washing – precisa subito Garcia – qui si lavora con 3D printing per evitare sprechi, si usano materiali riciclati inediti e si combinano design, ingegneria e produzione per creare oggetti innovativi ed estremamente funzionali. Come il sedile ReSedo presentato ai Future Mobility Days di Volkswagen. Abbiamo utilizzato diverse tecnologie e diversi materiali collaborando con numerosi partner, alcuni molto prestigiosi, come Nike Grind, la divisione del colosso americano che recupera scarti di produzione e ricicla scarpe e indumenti per dare vita nuovi materiali. Il nostro è un approccio “learning by doing”, e mi piace molto perché permette di imparare costantemente».
È dunque tra nuove opportunità nel mondo dell’auto e dell’industrial e transportation design, esplorando le ultime tecnologie, che Italdesign pone le basi per il proprio futuro. «Tenendo sempre ben in mente – conclude Garcia – che questa azienda è permeata da un’italianità che il mondo ci invidia. Un’italianità fatta di storia, cultura, artigianalità, innovazione, eleganza e senso estetico. Chi vive in questo Paese lo dà per scontato, ma non lo è».
Articolo completo su Auto&Design n. 275. Sfoglialo su A&DCollection





