Al Mondial di Parigi 2024 Sundeep Bhambra, a capo dello stile di concept car e progetti avanzati per Renault, aveva assicurato: «Molto del prototipo è definitivo. Anzi, addirittura il 90% degli esterni…». Poco più di un anno dopo, la promessa si rivela ampiamente mantenuta: le proporzioni, il frontale “a ranocchia” e, soprattutto, tanti qualificanti dettagli da salone esplodono festosi sulla Twingo di serie. Con un inevitabile e ricchissimo gioco di reminiscenze della prima generazione, piccolo miracolo di forma e funzione dell’ottobre 1992. «Bisognava ripartire dall’audacia di un tempo, dalla linea monovolume e lo spirito “da monella”» racconta oggi Paula Fabregat-Andreu, direttrice del design della divisione elettrica Ampère. Naturalmente tutto si aggiorna, dalla piattaforma a zero emissioni alle misure: la lunghezza guadagna 36 cm (da 343 a 379), la larghezza 9 (163-172), l’altezza 7 (142-149) e il passo 15 (234-249), mentre le ruote da 13” o 14” gravitano adesso a 16” o perfino 18”.
Ma l’occhio è subito ammaliato dalle rotondità che citano le origini, accompagnate da quattro soli colori di lancio come trentadue anni fa, in un calco quasi perfetto mitigato unicamente dal profilo a cinque porte. E proprio intorno alle aperture si snodano forse le criticità più rilevanti, poiché la foggia convenzionale delle maniglie (tutte bene in vista sulla lamiera) e i finestrini posteriori a compasso potrebbero lasciare perplessi. Sparisce poi l’emblematico tergicristallo monospazzola, con le tre false prese d’aria sul cofano divenute quasi pretesto per occultare il serbatoio del lavavetri. In compenso, i gruppi ottici celano sotto la simpatia un’autentica eccellenza tecnologica, celebrando al meglio il connubio di passato e presente. Pur nel recupero dei semicerchi, infatti, sia davanti sia dietro integrano elementi luminosi modernissimi, accostati a inserti in colore carrozzeria e nero lucido alternati, in una composizione di grande cura per una citycar. Alla sommità della fanaleria di coda, inoltre, due inattese mini-pinne spezzano i flussi aerodinamici («Prevederemo un’astuzia per ovviare alle turbolenze nella cavità della carrozzeria», aveva preannunciato enigmatico Bhambra).
All’interno, l’intelligente impiego di elementi ripresi da R5 ed R4, fra cui lo schermo centrale da 10” e il comando del cambio, viene inframmezzato da presenze rétro quali inserti verniciati, tasto hazard rosso e console prominente, oltre che da specificità attuali come le grafiche “alfabetiche”, il pulsante del freno a mano dal curioso posizionamento, un’intera linea di accessori stampata in 3D. Se poi il divanetto posteriore si conferma scorrevole (stavolta in due sezioni e con corsa più lunga), ora anche il sedile del passeggero anteriore può ripiegarsi a tavolino e nel bagagliaio emerge un doppiofondo sdoppiato: incredibilmente la praticità cresce, completata dai fissaggi YouClip già apprezzati sulle Dacia.

Qualcuno sul web ha rimarcato parallelismi con altri interessanti progetti del passato, fra cui la cornice del lunotto nera che, mimando il movimento della lamiera originale, riesuma pure la soluzione in plastica della Honda Z del 1970, o ancora gli inserti paracolpi oblunghi vicini al prototipo Citroën C-Cactus del 2007. Ma poco importa: di certo l’ultima Twingo sfodera una freschezza ineguagliabile. Per una gioia di vivere senza tempo, come promesso un anno fa.


