Sono trascorsi oltre sette anni da quel marzo 2006 in cui Torino Design ha iniziato la sua attività nell’ambito della progettazione di autoveicoli.

I punti innovativi di quell’idea erano interessanti e ben ponderati: creare un team composto da poche persone, ma di alto livello professionale; sviluppare in casa tutte le attività di elevato know-how, demandando all’esterno quelle accessorie pur mantenendo la completa gestione del progetto; utilizzare il network torinese delle aziende specializzate nella realizzazione di modelli e prototipi, eliminando quindi i costi fissi che inevitabilmente comporta una propria modelleria interna.

«In un certo senso, si trattava di diventare un’azienda più virtuale», racconta oggi tracciando un bilancio del percorso che lo ha portato a mettere in pratica con successo quella indovinata visione. Lo testimoniano i numeri: oltre 100 i modelli di stile già consegnati, pur non avendo una propria officina, e 35 milioni di euro di fatturato. Il modello di business funziona. Il management di Torino Design tiene infatti fede al postulato iniziale che richiedeva persone di provata professionalità: il direttore del design Giuliano Biasio ha alle spalle una lunga carriera alla Bertone, dove era capo del design; i responsabili dell’engineering, Claudio Villani e Riccardo Maiocchi vantano rispettivamente 30 anni all’Idea Institute e 20 anni alla Pininfarina Studi & Ricerche; Mauro Savarino, capo modellatore che segue tutti i modelli in esterno, 20 anni in Bertone; Marco Buccini, project manager, ha lavorato in Bertone, BMW e Ferrari.

Rispetto al concetto originale l’organico è stato però ampliato, passando dai trenta addetti che Piatti aveva individuato come “massa critica” per fornire la massima assistenza nella gestione dei progetti, alle circa sessanta persone che oggi Torino Design conta come dipendenti.

La scelta di lavorare “in network” comporta un’ulteriore serie di vantaggi: maggior flessibilità, possibilità di scegliere per ogni progetto l’esecutore più idoneo, attraendo – fatto di non secondaria importanza – lavoro per il polo del design torinese. Commesse che i fornitori magari non avrebbero mai ricevuto: perché il mondo della consulenza nel settore automotive è profondamente cambiato. A rivolgersi ai consulenti sono soprattutto i marchi dei paesi entrati nel settore più di recente. «Un cambiamento che è legato a un momento storico: se il passato ha visto periodi in cui si lavorava di più per il Giappone e poi per la Corea, oggi i committenti arrivano soprattutto dalla Cina, l’India, la Russia», osserva Piatti, che ha lavorato anche per prestigiosi brand europei, come la Ferrari per la ricerca iniziale della FF, McLaren, Fiat Automobiles, Scania, Iveco (i veicoli pesanti sono un’importante area di attività per l’azienda accanto alle autovetture).

Torino Design è presente con un suo ufficio a Shanghai, dove lavora anche con fornitori locali, e all’ultimo salone dell’auto che si è tenuto proprio in quella città sono state svelate numerose proposte realizzate dall’azienda di Piatti, tra cui due dichiarate ufficialmente, la citycar di serie Chery QQ e il monovolume Saic Maxus G10, anticipazione molto vicina al veicolo che entrerà in produzione nei prossimi mesi. Vetture che testimoniano a loro volta come sia cambiato l’approccio ai progetti anche per lo stile: «Oggi i clienti chiedono la nostra competenza per interpretare il loro gusto in un’estetica attraente, ma in tempi sempre più compressi», spiega Giuliano Biasio.

La stessa visione a tutto campo, confermano Riccardo Maiocchi e Claudio Villani, coinvolge anche l’engineering: «La reattività è diventata un fattore altamente competitivo. E’ fondamentale avere tutte le soluzioni pronte all’uso, per poter fare ricorso ad archetipi che consentano definizioni in tempi molti rapidi, anche grazie a sistemi Cad con prestazioni molto elevate».

Molta concretezza, dunque, ma senza sacrificare la creatività, punto di forza di Torino Design e ragione per cui cinque anni fa il gruppo Mira ha contattato Roberto Piatti per avviare un’alleanza che prosegue tuttora, «siamo molto complementari come tipo di attività», osserva Piatti che tiene molto anche a un’altra iniziativa promossa da lui e la sua azienda: un Master di modellazione in 3D Alias di cui è vicedirettore presso il Politecnico di Torino, (direttore è Claudio Germak, docente dell’ateneo), aperto ogni anno a 12 partecipanti sinora tutti occupati al 100 per cento una volta terminato il corso.

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