1802199801_Isuzu_VX2Il bello dell’automobile è che sa sempre guardare in più direzioni, riuscendo anche a sganciarsi da certe forti spinte pilotate da un determinato momento storico, dalla moda, dall’affacciarsi di nuove esigenze.

 

Osserviamo cosa sta accadendo oggi: siamo in pieno periodo di ricerca della massima versatilità, quasi un processo di “globalizzazione” delle performances: la berlina diventa anche coupé, la station-wagon di lusso strizza l’occhio all’off-road leggero, la nuova generazione di “multispazio” riesce a risolvere al meglio esigenze di ingombri esterni, volumetria interna, comfort e gli Sport-Utility sanno essere automobile, fuoristrada, veicolo da trasporto, mezzo per lavorare e divertirsi.

Eppure, pur in questa frenetica ricerca della polivalenza, resta spazio anche per la specializzazione spinta, in una dimensione dove tutto è orientato al top di un determinato settore e le distrazioni non sono ammesse. L’esempio, in questo senso, arriva sia dalla produzione sia dalla ricerca. Proprio in questo ultimo filone si innesta lo studio di fuoristrada VX2 presentato dalla Isuzu alla 32esima edizione del Tokyo Motor Show.

Come sottolineano i responsabili della casa giapponese non si tratta di una esercitazione allo stato puro, bensì di una proposta che verrà utilizzata per definire il successore del modello VehiCROSS, destinato ad entrare in produzione entro l’anno Duemila. Il suo sviluppo è stato portato avanti presso il Design Office della Isuzu Motors Europe, ITCE-Design di Birmingham, ed è stato curato sia all’esterno sia all’interno da un team di tre designer guidato dal trentottenne Simon Cox e composto dal trentaduenne Julian Wiltshire e dal ventiquattrenne Joseph Baker.

Atsuhiko Yamada si è invece occupato degli aspetti economici ed amministrativi del progetto. Il lavoro di studio e messa a punto è stato completato in nove mesi, partendo da una precisa tematica: l’enfatizzazione degli aspetti più duri, aggressivi ed anche “tecnici” del VehiCROSS.

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