Sessant’anni di Ferrari vogliono anche dire, attraverso quello che è forse il marchio più prestigioso dell’automobilismo italiano, sessant’anni di stile ai massimi livelli; anzi dello stile italiano rispecchiano l’evoluzione, la storia.
E se il logo del cavallino rampante è stato quasi sempre affiancato a quello della Pininfarina, che dal 1952 esercita una sorta di esclusiva sotto il successivo controllo di Battista “Pinin” Farina, Sergio Pininfarina e Andrea Pininfarina, attraverso le successive guide stilistiche di Franco Martinengo, Leonardo Fioravanti e Lorenzo Ramaciotti, sono numerosi i grandi nomi del design italiano – Touring, Vignale, Stabilimenti Farina, Bertone, Ghia, Zagato, Scaglietti, Allemano, Boano, Ellena – che soprattutto nei primi anni “vestirono” i telai sportivi di Maranello e che, di quella emozionante storia, sono protagonisti a pieno titolo.
Tuttavia quelle interpretazioni, così diverse una dall’altra, poco si prestano a tracciare l’evoluzione della gamma: in definitiva il corpus delle Ferrari che fanno blocco, da un punto di vista stilistico, sono quelle di Pininfarina.
Sessant’anni. Forse quando la prima Ferrari prese forma – la 125 S del 1947, destinata alle corse su strada – neppure Enzo Ferrari avrebbe immaginato lo sviluppo che quelle vetture avrebbero avuto non solo in ambito sportivo. Eppure non ci volle molto: in una manciata d’anni ai successi delle competizioni cominciò ad affiancarsi quello della produzione stradale, con uno stile in quei primi tempi strettamente legato all’immagine corsaiola.
Commenta Fioravanti: «Le primissime Ferrari erano un’evoluzione molto leggera e tiepida delle vetture da corsa, quindi non particolarmente belle, non particolarmente affascinanti, con quella strana bocca quadrata che era forse l’elemento più riconoscibile»..
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