La XF si presenta come una Jaguar diversa da tutte le altre, con l’abbandono di stilemi come la calandra a forma di cuore che la S-type, di cui la nuova vettura presentata a Francoforte sarà l’erede, aveva assimilato con un tocco di nostalgia dall’indimenticabile Mark 2.
Eppure Ian Callum, responsabile del design per il marchio del Big Cat, il “micione”, sostiene che «la nostra filosofia di disegno non si costruisce ogni cinque anni, ma si basa su quella di Sir William Lyons e quindi non c’è motivo di reinventarla».
Basta, a suo avviso, «cercare di capire quali sono i valori che fanno della Jaguar una Jaguar». Di fatto la XF è tutta nuova come concetto d’insieme, ma non rinuncia ad alcuni stilemi classici: primo fra tutti proprio la calandra, che non sarà quella della Mark 2 ma è molto simile a quella della XJ6 prima serie.
Altre, però, sono secondo Callum le risonanze con le auto che hanno fatto storia; e lui le riassume con piacere fino alla noia in un ritornello che altri vorrebbero – senza grande successo – fare loro: «Qualità, qualità, qualità».
In effetti con la XF la Jaguar imbocca una nuova strada, pur nel suo tracciato tradizionale incapsulato nello slogan “una forza trasmessa dalla sua immagine”. Più che di nuova filosofia di design si può parlare di un rinnovato linguaggio formale, che fonde stile e prestazioni da vettura sportiva con raffinatezza e spazio da berlina di lusso.
L’eccitazione visiva è quella di una coupé fastback, ma l’ambiente interno è un salotto per cinque persone. «Le Jaguar – dice Callum – devono essere belle auto: fare semplicemente auto diverse con idee diverse sarebbe molto facile, la vera sfida è fare auto diverse e belle».
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