Da “Casino Royale” alla realtà il passo non è stato breve. La Aston Martin DBS di James Bond non aveva, di quello che è oggi il fiore all’occhiello della casa
di Gaydon, che una buccia approssimativa, tratta dalla prima versione del modello di gesso, ancora nell’infanzia del suo sviluppo.
Di quella buccia furono tirati tre esemplari, tutti con una meccanica fasulla, adatti esclusivamente a fare scena. La DBS di oggi, come James Bond, è – nelle parole di Marek Reichman, che l’ha disegnata – «un tipo tosto, ma in smoking». Oppure – è sempre Reichman a parlare – «come Cassius Clay,
il più grande, un pugile brutale ma con uno stile estremamente elegante».
O ancora: «Un cavallo da corsa in piena azione, elegante nella sua sinfonia
di muscoli». Soprattutto è la nuova ammiraglia dell’Aston Martin, come
riflette anche il listino (160 mila sterline in Inghilterra).
Questa DBS è un po’ il simbolo del grande rilancio produttivo e d’immagine
di cui è protagonista la più qualificata rivale inglese di icone come Ferrari e Lamborghini.
La Realpolitick automobilistica ha indotto la Ford a cederla (trattenendo tuttavia il 10% del pacchetto azionario). I nuovi proprietari vengono dal Kuwait, una
cordata petrolifera che ha tuttavia preferito affidare la presidenza a un businessman locale, David Richards, già noto nel mondo delle corse come proprietario della ProDrive, e la gestione a Ulrich Bez, presidente nell’era Ford. Anche se, come simbolo del grande rilancio Aston Martin, la palma spetta
forse all’inaugurazione del nuovo centro stile, costruito in appena sette mesi
e inaugurato a dicembre, che completa l’accorpamento a Gaydon di tutte le attività della casa.
In occasione di quell’inaugurazione, una serata inevitabilmente di stile ed eleganza, fra schiere di modelli che hanno fatto la storia dell’Aston Martin (compresa una vincitrice di Le Mans), Reichman ha tenuto a battesimo un concept che un giorno potrebbe anche inserirsi nella gamma AM: la V12 Vantage RS, in essenza la “piccola” Vantage in cui è stato inserito – con accorgimenti stilistico-funzionali, lo stesso motore a 12 cilindri di 6 litri che equipaggia la DBS, ma nella versione corsaiola della DBRS9.
L’articolo continua su Auto & Design n. 169