Dinamismo, fluidità, sportività, sensualità e robustezza: è attorno a questi cinque capisaldi che si sviluppa la strategia Renault legata alla nuova famiglia Mégane di cui, in attesa di altre quattro versioni, sono state tenute a battesimo berlina e coupé.
Una famiglia che, come ebbe a dire Patrick Le Quément al salone di Ginevra dello scorso anno presentando un concept del coupé, «rappresenta una nuova partenza e preannuncia il design Renault del futuro, con una serie di vetture ovviamente non identiche, ma tutte caratterizzate da un aspetto voluttuoso e ondeggiante e da un’espressione decisa del muso». Ma il “progetto X95”, come lo conoscono i tecnici della Régie, era anche qualcosa di più. Spiega Le Quément, che del design Renault è il massimo responsabile: «Era la scommessa del tutto digitale».
Sono due concetti – uno di stile e design, l’altro di tecnica di sviluppo – che più di ogni altra cosa illustrano il nuovo corso Renault. Come spiega Fabio Filippini, che è ora a capo del design interni della casa francese, ma che fino a ieri è stato direttore della gamma Mégane, questa è la terza fase di un’evoluzione avviata nei primi Anni 90, quando «con Espace e Twingo la Renault espresse concetti nuovi e innovanti».
La seconda fase, a partire dal 1995 e dalla presentazione del concept Initiale, è consistita nel «dare uno stile e un’estetica a quel linguaggio innovante, facendone un linguaggio stilistico proprio che ci ha accompagnato fino alla seconda serie Mégane. Un linguaggio totalmente differente, d’avanguardia, caratterizzato da linee più marcate e da un’armonia più ritmata e meno legata al senso della fluidità. L’immagine visiva e stilistica ne veniva rafforzata, ma purtroppo quel linguaggio non è stato compreso da tutti perché la sua ispirazione andava al di là dei codici riconosciuti dell’automobile».
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