Sarebbe sbagliato credere che la nuova Audi A6 sia unicamente una versione aggiornata e stilisticamente rivisitata del modello precedente. In realtà è il frutto di quella che Wolfgang Egger definisce «una nuova strategia che seguiremo anche nel futuro». Dopo l’intenso lavoro di Walter de’ Silva – ora a capo del design per l’intero gruppo Volkswagen – per creare un’importante famiglia Audi con una precisa identità, ora si va in un’altra direzione.
«Cerchiamo fra i vari modelli – spiega Egger – una differenziazione per quanto riguarda il linguaggio formale». Non è un controsenso, bensì la ricerca – in una fase di maggiore maturità del marchio – di quegli elementi che possono maggiormente caratterizzarne ogni modello. Così Egger, che da tre anni è responsabile del design del sottogruppo Audi, e che si è avvalso della stretta collaborazione di Stefan Sielaff in quanto diretto responsabile del design Audi, sottolinea che «mentre la A8 si è spostata verso un mondo meno sportivo e più di rappresentanza, la A6 vuole invece accentuare le sue caratteristiche di berlina business, ma sportiva».
Come lo ha fatto? Anzitutto adottando, già come meccanica, un’architettura che prevede uno sbalzo anteriore accorciato rispetto al modello precedente, quindi con uno spazio allungato fra la ruota e il taglio porta, l’abitacolo spostato all’indietro e “seduto” sulla ruota posteriore. Arrivata ormai alla settima generazione (compreso il periodo in cui si chiamava Audi 100), la A6 sembra ancora destinata a fissare gli standard di riferimento del suo segmento E premium, particolarmente importante ora che il mercato pare svegliarsi dal lungo letargo della recessione mondiale.
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