Un “baby Suv”? Un piccolo crossover sbarazzino? Comunque la si voglia guardare, la Seat Arona rappresenta, nelle parole di Alejandro Mesonero-Romanos, «la maturità di questo ciclo». Si riferisce al nuovo corso, avviato nel 2012 con la León, con cui la casa spagnola è risalita ai piani alti del design europeo attraverso le successive elaborazioni del Suv Ateca e della nuova Ibiza. Se Mesonero-Romanos la pone al vertice di questo ciclo è perché la prossima vettura a uscire (nel 2018) dagli stabilimenti di Martorell sarà il Suv di maggior taglia derivato dal concept 20V20 e che lui, responsabile del design Seat, già vede come anello di congiunzione con il nuovo ciclo destinato a essere successivamente avviato con la nuova León.
Un ciclo, va detto, che farà tesoro delle esperienze attuali, ma che si arricchirà di nuovi stilemi: «Cento per cento Seat – osserva Mesonero-Romanos – ma completamente diverso: un ciclo che non romperà arbitrariamente con il passato ma introdurrà un modo nuovo di scolpire, di esprimere volumi ed elementi grafici con un linguaggio rinnovato. La nuova León sarà un “coche rompedor“, un’auto di sfondamento».
Per ora, tuttavia, si gode questo piccolo crossover derivato dalla Ibiza (segmento B, quindi) e che – primo nella grande famiglia Volkswagen – utilizza la nuova piattaforma MQB A0. Lunga 4,14 metri, alta 1,61, la Arona (nome di una città spagnola, secondo tradizione: in questo caso delle Canarie) segna l’ingresso del Gruppo nel segmento a forte crescita dei crossover compatti. Presentata a Barcellona ma tenuta a battesimo al salone di Francoforte, rappresenta anche – secondo l’ad di Seat, Luca de Meo – «un’offensiva di prodotto quale mai è stata intrapresa dal nostro marchio e che ha portato in media all’introduzione, se si tiene conto anche del grande Suv dell’anno prossimo, di una vettura ogni sei mesi».
«Siamo riusciti nel nostro obiettivo principale», afferma Mesonero-Romanos: «Sulla scia della León abbiamo “leonizzato” il marchio, con un design di buona funzionalità e altrettanto valido livello stilistico. Le auto sono diverse ma si vede che sono tutte parte di una stessa famiglia: creano un’immagine di marchio che prima non avevamo». Questo non significa che le Seat di oggi siano tutte uguali.
«L’Arona, per esempio, è un po’ “boxy” e ha un’abitabilità molto simile a quella dell’Ateca, ma non ha le linee marcate e dure di quella. All’Ateca avevamo dato un aspetto più offroad, con spazi, robustezza e codici tipici dei 4×4. Qui abbiamo invece optato per un mix di quei valori con l’aspetto più arrotondato, aerodinamico e soft dell’Ibiza. L’Ateca ha i passaruote quadrati tipici dei 4×4, nell’Arona l’aspetto è più di un hatchback sportivo che di un fuoristrada puro».
La progettazione è stata avviata all’inizio del 2014, circa tre mesi dopo quella dell’Ibiza, poi le due vetture sono state sviluppate in parallelo. Gli esterni sono stati curati da Jorge Diaz, ora passato in Audi, sulla base di un disegno originale di Julio Lozano, lo stesso designer che aveva fornito l’impronta dell’Ibiza.
Gli interni, che in parte ricalcano quelli dell’Ibiza, hanno la firma iniziale di David Jofre e sono stati curati da Jaume Sala, cui si è affiancato Jordi Font per color&trim. Uno degli obiettivi dei designer Seat, spiega Mesonero-Romanos, era di offrire all’acquirente la possibilità di personalizzare la sua auto: «Con dieci colori diversi, tre opzioni bicolori per il tettuccio e due per gli interni ci sono 60 possibili soluzioni. Quanti crossover del segmento B offrono lo stesso?»
L’articolo continua su Auto&Design n. 226