È stato il successo del suo primo Suv a scocca autoportante – XUV500 – a convincere Mahindra, casa indiana che da anni ormai si affaccia sul mercato internazionale, che fosse venuta l’ora anche di un Suv compatto. Ecco allora XUV300: «Della sorella maggiore ha conservato il Dna e il gusto», afferma Ramkripa Ananthan («È un nome complicato, tutti mi chiamano Kripa»), credo che sia l’unica donna al mondo che declini al femminile la carica di responsabile del design di una grande casa automobilistica. «Se la XUV500 è stata paragonata a un ghepardo per la sua linea muscolosa e aggressiva che sottintende libertà e avventura – dice – allora la XUV300 è un cucciolo di ghepardo».
A dire il vero Mahindra aveva già tentato la strada del Suv compatto – cioè sotto i quattro metri – ma senza molto successo. «È un segmento molto competitivo e dovevamo muoverci in fretta», spiega Kripa: «Per questo abbiamo collaborato con la nostra alleata, la coreana SsangYong, che già aveva sul mercato e con grande successo quel tipo di vettura, la Tivoli, caratterizzata da un aspetto giovanile e da una piattaforma robusta.
Su quella piattaforma abbiamo definito il brief della XUV300, che doveva essere fiammeggiante, per rispettare il latente desiderio dei nostri clienti per potenza e vitalità, e rispettare il nostro linguaggio di design». Ne è uscito un Suv di sapore internazionale: anche se, ammette Kripa, «qualcosa di indiano, essendo indiano chi ci ha lavorato, può essere rimasto».
I designer sotto il comando di Kripa – Ankur Sharma agli esterni, Anis Ahmad agli interni, con Jaehwa Kim e Neha Chauhan a CMF (Colour, material, finish), senza dimenticare i designer di SsangYong, dal team leader Il-Han Moon a Han-Jong Park, Misong Sin e Jung-Won Shin agli esterni, oltre a Suk-Kyun Yang, Byung-Do Kim e Hun-Sub Lee agli interni – tutti questi hanno plasmato questo cucciolo di ghepardo passando direttamente dai primi bozzetti e dal lavoro digitale a modelli 1:1 prima di polistirolo e poi di clay e ureol, modificando gli ottimali volumi della piattaforma SsangYong per le esigenze del mercato indiano relative a una lunghezza sotto i 4 metri, a un’elevata altezza dal suolo, a sbalzi corti, ma anche applicando i requisiti formali che riflettessero il design Mahindra.
«Un’auto veloce, agile, non senza un family feeling con la XUV500: una linea di cintura alta, una muscolosità scolpita sopra i passaruote, gruppi ottici significativi connessi da una calandra verticale accentuata da borchie metallizzate ben sagomate, ma anche motori potenti e particolari high-tech. E soprattutto capace di esprimere un alto livello qualitativo, specialmente negli interni». Una qualità che ha coinvolto non solo il design ma anche i materiali, spiega Kripa: due tonalità che creano un forte contrasto cromatico, il nero brillante con elementi decorativi argentati e luminosi nella parte alta e il beige chiaro in basso. «Un ottimo risultato, un senso di lusso in questo segmento che non è molto premium».
Il design team di Mahindra, da sinistra a destra, Devasish Shyam (Principal Engineer, Studio), Subhash Patil (Senior Clay Modeller), Anis Ahmad (Principal Designer, Interior), Ankur Sharma (Senior Designer, Exterior), Neha Chauhan (Senior Designer, Colour & Trim), Ramkripa Ananthan (Chief Designer), Jaehwa Kim (Senior Consultant, Colour&Trim), Sunil Undirwadkar (Senior Modeller).
In un mercato indiano che è attualmente in flessione, «il segmento Suv è in pieno boom», dice. E il baby-Suv, lanciato a febbraio in diretta competizione con altri modelli già affermati, in un segmento già occupato da Honda, Suzuki e Ford, «sta andando molto bene». Ma se è un Suv, perché chiamarlo XUV300 e non SUV300? «Per non essere banali. La X suggerisce molte cose: anzitutto che è un Suv a scocca autoportante o un crossover, e poi per sottolineare un che di mistero, che questo Suv è sexy e stuzzicante. È un Suv che ama farsi guardare, ha un fattore X».