Un tridente per rilanciare un’icona degli Anni 60. La Ford Bronco rinasce nella sesta generazione, ma 24 anni dopo la fine della quinta: volutamente ispirata alla prima – quella del 1966 – che è oggi fra i fuoristrada classici più ricercati. Alla versione due porte tipica di tutte le precedenti generazioni, si aggiunge per la prima volta una quattro porte: entrambe con dichiarate ambizioni all’insegna dell’avventura più spinta nei grandi spazi americani. Ma c’è anche una Bronco meno estrema, la Sport, che forse in futuro toccherà anche le sponde europee.
Tre auto, una personalità
«Tre auto – afferma Paul Wraith – pensate, progettate e costruite per l’avventura, con un Dna molto chiaro che predilige la funzione alla moda». Wraith è stato, in termini di design, il responsabile della rinascita Bronco, coadiuvato per gli esterni da Dong Park che è stato anche la guida del progetto Sport. Spiega Wraith: «Le tre auto dovevano avere l’aspetto di una Bronco e funzionare come una Bronco.
Grafica e architettura
Domandiamoci allora: qual è l’essenza di una Bronco? C’è un insieme di grafica e di architettura: muso dominato da una calandra in un solo pezzo, divisa in due parti da una barra con il nome; paraurti separato; parabrezza verticale per migliorare la visibilità; fiancata piatta con una sola linea di rigidità; parafanghi anteriori appuntiti affinché si vedano meglio le estremità dell’auto; tetto di un colore diverso; semplici gruppi ottici posteriori in un solo pezzo».
Pneumatici fino a 35 pollici
In realtà bisognerebbe parlare di due Bronco: da una parte la 2 porte e la 4 porte, rispettivamente lunghe 4,41 e 4,81 metri, dall’altra la Sport (4,39 metri) nata con la piattaforma dell’Escape. Le prime due hanno invece la struttura classica con telaio d’acciaio del fuoristrada estremo. “Built wild”, nelle intenzioni Ford: costruite per le terre selvagge. E la parola “funzione” primeggia: a partire dagli pneumatici che possono essere di 35 pollici, dalla modularità garantita da 200 accessori optional, dalla telecamera anteriore per mostrare il terreno celato dal cofano.
Sedili a prova di umidità
«Per determinare le proporzioni – ricorda Wraith – abbiamo dovuto risalire alla Bronco originale. Letteralmente. Abbiamo preso quella gelosamente conservata da Moray Callum, capo del design Ford, e l’abbiamo scannerizzata in 3D». Anche per gli interni, con la plancia a sviluppo orizzontale, si è tratta ispirazione dalla prima generazione. I pavimenti sono di gomma a prova di acqua e fango, alcuni modelli (ci sono sei versioni) addirittura con valvole di scarico, mentre i sedili di tipo marino resistono a umidità e muffa. L’apertura del portellone posteriore offre uno spazio sociale, il tetto può ospitare una tenda. Davvero la grande avventura. E la Sport non è da meno.
Bronco Sport, Suv con i muscoli
«I suoi utenti – spiega Dong Park – volevano un Suv con i muscoli». Ai suoi interni ha lavorato Scott Anderson: «Un package compatto – dice – con il Dna Bronco, ma caratterizzata da una zona comfort anteriore e una più funzionale nella parte posteriore che può addirittura ospitare, ben ancorate, due mountain bike». Sempre avventura, ma di un tipo diverso.
(Articolo completo in A&D n. 244)