È una tradizione, quella dei fuoristrada Toyota, che dura dal 1951, quando l’iconico FJ40 comparve sulla scena sfidando Jeep e Land Rover e dando vita a una lunga serie di eredi. Oggi, dopo una collana di 11,3 milioni di esemplari, è il turno del Land Cruiser 250 (si chiama Prado in alcune parti del mondo), che segna anche una collaborazione mondiale: fra i designer in Giappone, che hanno portato a compimento il progetto, e lo studio californiano Calty, dove gli esterni di questo poderoso Suv hanno fatto i primi passi sul computer del chief designer Jin Kim.
Ritorno alle origini
«Con il 250 – spiega Kevin Hunter – abbiamo cercato di tornare alle nostre radici, alla purezza di un fuoristrada ultra-robusto, duraturo e affidabile, lineare e boxy. Non si creda però che il nostro sia stato un design rétro. Molti confondono il rétro con l’influenza del passato: ecco, il nostro Suv, introducendo stilemi iconici, ha regalato quell’influenza a un’auto moderna». Hunter è il presidente di Calty, azienda nata nel 1973 – l’anno scorso ha celebrato i 50 anni di vita – dapprima con un piccolo studio a El Segundo e poi in una sede sempre più grande a Newport Beach (il nome nasce da California, Toyota e Yachioda Sangyo, azienda che fino al 1999 ne controllava il 20 per cento).
120 designer in Usa
Vent’anni fa, ad Ann Arbor nel Michigan, fu aperto un secondo studio che si occupa unicamente del design delle vetture destinate al mercato nordamericano, mentre a Newport Beach si lavora essenzialmente all’advanced design, quindi alle idee per il mercato mondiale. Oggi, spiega Hunter, i due centri americani di Toyota – ciascuno su una superficie di quasi 8 mila metri quadrati – hanno complessivamente 120 addetti fra designer, modellatori digitali e clay, costruttori.
Catturare l’essenza dei predecessori
«Il brief voluto dal responsabile del design Toyota Simon Humphries – ricorda Kim, con Calty dal 2001 e ora nell’équipe del vicepresidente dell’advanced design Ian Cartabiano – era di risalire alla nostra leggendaria tradizione, di catturare l’essenza dei predecessori: indistruttibili, affidabili come se la vostra vita ne dipendesse, capaci di esprimere fiducia. Ma tutto questo eseguito in chiave contemporanea. Non doveva essere un giocattolo divertente, ma un’auto seria». Aggiunge Hunter: «Questo ritorno alle origini ha su-scitato molto interesse. Non ci siamo ispirati soltanto all’FJ40, ma anche ai suoi successori. Conside-rando quanto nel fuoristrada sia importante la visibilità, abbiamo abbassato la linea di cintura e arretrato i montanti A alla ricerca di funzionalità».
Condivisione di piattaforme
Qualcuno aveva anche pensato – e forse ci pensa ancora – a una due porte come la FJ40. «Ma probabilmente – ammette Hunter – la domanda globale è più per le quattro porte, mentre una due porte sarebbe un prodotto di nicchia». Di fatto la 250 condivide con la 300 (ormai commercializzata non come Toyota ma come Lexus LX) e con la 70 (il cavallo di battaglia in questa triade di Land Cruiser) la piattaforma GA-F che è anche quella dei Suv e dei truck ad uso americano: Tundra, Sequoia, Tacoma e 4Runner. Ne consegue che la 250 è lunga 4,92 metri, larga 1,98 e alta 1,87 e ha un passo di 2,85.
Come il prototipo
Ma con una differenza: «Quegli altri modelli – spiega Hunter – non sono macchine da sopravvivenza. Questo Land Cruiser sì: promette un felice ritorno, può salvare la vita». Dal prototipo californiano al Land Cruiser di serie ci sono stati pochissimi cambiamenti: il più visibile, forse, la forma dei gruppi ottici anteriori, rettangolari nella visione di Calty e rotondi (forse un tocco nostalgico) sulla catena di produzione. Ma la forma molto geometrica, le linee tese e diritte, le parti facilmente intercambiabili ai quattro angoli della vettura come si conviene a un fuoristrada, tutto questo riporta alla purezza delle origini, a quell’FJ40 che vuole ancora dire la sua.
(Articolo completo in A&D n. 265)